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Aziende su Instagram: ecco come avere successo nel social network di cui tutti parlano

Probabilmente conoscerai già Instagram ma, nel caso in cui tu ti stessi chiedendo di cosa stiamo parlando ti dico che Instagram è un social network fotografico in rapidissima crescita. Oggi Instagram è probabilmente il social network di maggior tendenza, al centro di molte attenzioni, un terreno fertile per moltissime aziende che così possono sfruttare un nuovo canale per raggiungere i loro utenti/clienti. Se ti stai chiedendo se i  tuoi clienti sono su Instagram ti dico che la risposta è molto probabilmente (130 milioni di utenti attivi al mese, 45 milioni di foto pubblicate ogni giorno, 1000 commenti al secondo, numeri che non lasciano troppo spazio a dubbi).
Appurata quindi la potenzialità del social network in termini di audience passiamo alla questione principale: perché non basta essere presenti solo su Facebook e come mai Instagram è così potente? Semplice: un’immagine è più emozionale di qualsiasi frase, una foto vale centinaia di tweet, una bella immagine ha una viralità molto superiore rispetto a qualsiasi altro contenuto (in parole povere, viene condivisa tantissimo aumentando esponenzialmente la visibilità del tuo brand e dei tuoi prodotti).

Su Instagram DEVI esserci. Una volta iscritto devi solo capire come comportarti. Le regole che valgono per la comunicazione su tutti i social network (Facebook in testa) fanno fede anche in questo caso:
1 non essere troppo autoreferenziale
2 monitora la situazione
3 sii brillante e originale (le aziende che sono state originali, hanno visto aumentare in maniera esponenziale la fedeltà e il coinvolgimento dei propri follower).

Più della metà dei Top Brand è su Instagram ma non pensare che solo Nutella o Fiat possano permettersi un profilo sul social network più “cool” del momento. Ci sono anche tante piccole e medie imprese che hanno saputo cavalcare l’onda imponendosi con successo su Instagram. Giusto per fare degli esempi ti parlo ad esempio di SoAllure, una linea di abbigliamento bolognese, che con i suoi scatti fashion dei prodotti e delle passerelle è riuscita a raggiungere numeri importanti. “Beh, facile avere successo con prodotti modaioli e, già di per se, adatti alla foto” penserai. Invece no. È chiaro che ci sono certi prodotti che meglio si prestano al racconto per immagini ma, qualunque azienda, può trovare la sua dimensione e avere successo.
Prendiamo ad esempio il caso di Pastiglie Leone, un brand che poteva esaurirsi presto su Instagram con pochi scatti banali ma che invece ha saputo trovare la sua linea con una comunicazione vintage e irresistibile da quasi 5mila seguaci.

Prova, sperimenta e segui questi 5 consigli per non sbagliare.

1 – lancia nuovi prodotti e offerte uniche dedicate alla tua community Instagram
2 – Non limitarti a foto postate da te ma condividi anche le immagini degli altri utenti
3 – Mostra il “dietro le quinte” con contenuti curiosi e originali
4 – Lancia concorsi fotografici a tema
5 – Sostieni iniziative di beneficenza.

Infine tieni un occhio all’orologio: uno studio di SimplyMeasured ha dimostrato che il momento migliore per postare foto è nella fascia oraria 17:00-18:00.
Hai tutto ciò che ti serve. Sorridi e scatta.

Anche tu cerchi il tuo nome sulla Coca Cola? Ti spieghiamo perché

Faresti una foto a una targa col tuo nome? Compreresti un caffè che si chiama come te? Probabilmente sì.

Hanno pensato esattamente a questo gli esperti di marketing di Coca Cola, che questa estate hanno riempito scaffali, frigoriferi e le tavole di tutta Italia con lattine in cui, al posto dello storico brand, c’è un invito: “Condividi questa Coca Cola con:” Giovanni, Luisa, Daniele, Alfio, Cinzia, o semplicemente Mamma, Papà, il tuo Amore. Chi non trova il suo nome può chiedere una lattina personalizzata, in cui scrivere quello che vuole.

Risultato: una delle più grandi campagne virali di sempre. Conosci qualcuno che non ha cercato la sua Coca Cola tra gli scaffali del supermercato?

I TRE MOTIVI PER CUI FUNZIONA:

–          Perché tutti scattano foto e le condividono sui principali social networks. In particolare, Instagram è passato da 25 a 150 milioni di utenti attivi ogni giorno in un anno.  Non c’è niente che inviti di più a scattare una foto di una lattina della bevanda più famosa del mondo con il proprio nome.

–          Perché è una divertente occasione di socializzazione. Rivedere un vecchio amico, fare colpo sulla ragazza di cui si è innamorati, o personalizzare la lattina con un soprannome o una parola spiritosa. La bottiglia diventa un’icona da mostrare.

–          Perché è un pensiero e un regalo originale, e costa poco. Il grande successo di Coca Cola si condensa tutta in una dinamica fino ad oggi impensabile: chi avrebbe mai pensato prima di regalare alla propria fidanzata una lattina di Coca Cola?

I TRE MOTIVI PER CUI SERVE AL BRAND

–          Perché genera pubblicità virale. Quello che vogliono tutti: far fare pubblicità direttamente ai propri clienti. Qualcosa in più del semplice passaparola. In questo modo, il brand Coca Cola è finito centinaia di volte ogni giorno su ogni bacheca di Facebook. Una pubblicità dal valore inestimabile.

–          Perché promuove il brand presso il target dei teenagers coinvolgendoli in modo attivo e appassionato (engagement). Il mercato delle bevande gassate viveva, una condizione di stallo dovuta al’incremento dei competitors. Grazie a questa operazione, Coca Cola è tornata a parlare col principale target di settore, i teenagers, facendolo da leader del mercato e dandogli esattamente quello che cerca: protagonismo e socialità. Bingo.

–          Perché.. Coca-cool. L’effetto di branding sul marchio è dirompente. Aver tolto il proprio marchio facendo desiderare a ogni cliente di trovare il proprio nome, al suo posto, ne ha rafforzato enormemente il valore, e ha reso Coca Cola un marchio composto da centinaia di piccoli brand: i nostri nomi.

E l’ultimo, più importante: perché fa aumentare le vendite. Chi acquistava la Coca Cola, fino a qualche mese fa, lo faceva perché aveva sete. Ora lo fa anche per divertirsi o condividerla. Un duro colpo anche per i concorrenti: se trovassi, a un prezzo simile, una Pepsi e una “Simone”, quale compreresti?

Penserete: peccato non averci pensato prima! Non è così, una bella idea può sempre ispirarne un’altra. Una nota casa automobilistica, sponsor dell’Udinese, ha deciso di bandire un concorso per offrire a tutti i suoi clienti la possibilità di scrivere il proprio nome sulle maglie della famosa squadra di calcio. Anche in questo, caso, branding, visibilità e viralità sono gli obiettivi.

E tu, sei pronto a diventare virale?

Pubblicità con le donne nude. Funziona davvero?

Sei metri per tre di tette cosparse di olio e strizzate in un bikini fluo. Oppure un perizoma solleticato da un tacco a spillo (si vedono solo le gambe e il sedere, la faccia no). Ecco l’ennesima campagna pubblicitaria che i catanesi si sono ritrovati tra le strade della città.

Si direbbe che dopo anni di seni al vento per promuovere mozzarelle sicule i catanesi si siano abituati. Invece no, la campagna con i seni o quella del perizoma con tacco a spillo (poco più sotto) fanno parlare di se, fanno parlare male ma soprattutto lasciano troppe domande irrisolte.

“Hai visto quella pubblicità?”
“Già, ma qual è il prodotto?”

Provate a rispondere a questa domanda e a trovare il prodotto che le tette oleate e il perizoma pubblicizzano.
Decine di persone ci hanno fatto questa domanda, tutto il resto si è limitato a giudicare volgare e “pesante” la campagna.
Il primo problema della pubblicità con nudi è proprio questo: puntano talmente tanto sul corpo dedicandogli tanto di quello spazio da offuscare completamente il prodotto.

Ma ora viene il bello: la pubblicità, decisamente offensiva per le donne (ridotte a zone erogene per pensieri maschili o a esseri non pensanti ossessionati dalla voglia di avere due chiappe di silicone), è rivolta proprio a un pubblico femminile. Assorbenti, è questo il prodotto che la campagna promuove.
Ecco il secondo problema: il target. Non puoi parlare alle donne offendendole, non puoi essere sessista se ti rivolgi agli uomini. Le donne reali sono troppo distanti dalle immagini delle pubblicità e gli uomini veri sono molto meglio di quegli imbecilli pronti a sbavare al primo centimetro di pelle che molti pubblicitari immaginano. In poche parole, quando usi le donne nude nelle pubblicità, parli male a qualsiasi target.

E infine parliamo di reputazione, di quell’irreparabile aura di ridicolo che si abbatte sul brand in questione. Donne nude con un cioccolatino sotto l’ombelico per pubblicizzare caffè, modelle in lingerie per le navi da crociera. La connessione tra l’immagine e il prodotto è inesistente e il nudo diventa solo il pretesto per far parlare di sé.  I destinatari delle pubblicità, che non sono stupidi, se ne accorgono e l’effetto è straniante, per nulla divertente, senza alcuna traccia di ironia (che poi sarebbe l’alibi che dovrebbe giustificare certe campagne).
E infine c’è l’assuefazione. Il nudo in pubblicità è stato talmente abusato che per farti notare hai bisogno di essere ancora più trash di quelli che ci hanno già provato in precedenza.

Eticamente è sbagliato. Praticamente non funziona.

Le migliori pubblicità, quelle con un fortissimo impatto comunicativo, sanno commuovere, sanno far sorridere, sanno far riflettere o per lo meno provano a vendere un prodotto che non sia un corpo cosparso di olio.
Pensa alla tua pubblicità preferita, a una che ricordi. Ci sono per caso delle tette larghe sei metri?