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Organizzare concorsi su Facebook per le aziende: il caso Capellimania

I tuoi clienti sono su Facebook.
Facebook ha una vocazione per lo più ludica.
La gente ama giocare ma, soprattutto ama vincere.
Uniamo i puntini ed ecco venire fuori un’opportunità golosissima su cui moltissimi brand (spesso d’oltreoceano) si stanno tuffando: i concorsi Facebook per mezzo di un’app.

Ora, non pensare di dover essere per forza una multinazionale con sede in California per poter sfruttare al meglio le ultimissime opportunità che Facebook ti offre. Creare un’applicazione e un concorso cuciti su misura per la tua azienda è un lavoro da ragazzi (e a Reattiva siamo tutti under 40!).
Ti abbiamo già parlato dei numeri che siamo riusciti a far raggiungere a Liò grazie all’applicazione che abbiamo creato, oggi invece vogliamo raccontarti di un nuovissimo concorso Facebook che abbiamo creato per Capellimania (il famoso franchising di parrucchieri in tutta Italia), partito proprio in queste ore.

Si chiama “Vinci in bellezza”e già in pochissime ore ha raggiunto migliaia di persone. È un concorso che permette di traghettare gli utenti dal punto vendita (offline) alla community Facebook di Capellimania (online). La cosa bella, però, è che fa anche il contrario portando le migliaia di persone che stanno su Facebook ai saloni sparsi in tutta Italia. Ma come funziona?
1 – Le clienti che si recano da Capellimania ricevono una cartolina con un codice da utilizzare nell’applicazione Facebook.
2 – Dopo la piega si collegano alla fan page, mettono Mi Piace alla pagina (che vede così crescere i fan in modo esponenziale) e tentano la fortuna. In palio ci sono premi da vincere immediatamente (tablet, gioielli, prodotti di bellezza) e la possibilità di vincere una Fiat 500 con l’estrazione finale. Ogni codice inserito offre alle utenti una possibilità di vincere l’auto.
3 – Ed ecco il segreto dell’app: un meccanismo virale che permette di totalizzare grandi numeri. Nell’applicazione c’è un pulsante che permette di invitare gli amici di Facebook a giocare con un clic. Per ogni nuovo amico che si collega alla fan page e all’app di Capellimania l’utente riceve un nuovo codice e una possibilità in più di vincere mentre i nuovi amici entrano in contatto con il mondo Capellimania, lo scoprono, si associano (mettendo Mi Piace) e vengono invitati nei saloni a fare una piega così da avere un codice per giocare.

Capellimania, così, aumenta la propria conoscenza di marca (migliaia di nuove persone scoprono ogni giorno Capellimania su Facebook) e incrementa il numero di clienti nei saloni e il numero di Mi piace su Facebook.
Dai un’occhiata all’app o guarda la fan page di Capellimania.
Ti si è accesa una lampadina? Parlane con noi! Abbiamo teste ben pettinate e piene di idee.

Gay marketing. Quanto costerà a Barilla quella battutaccia?

«Non metterei mai in una nostra pubblicità una famiglia gay, perché noi siamo per la famiglia tradizionale» ha dichiarato Guido Barilla a Radio24. Aggiungendo, poi: «Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, purché non infastidiscano gli altri».

Già dopo pochi minuti impazza la polemica sul web. La notizia fa il giro del mondo – ricordiamoci che Barilla è sinonimo di pasta a livello mondiale – e non si contano più le critiche sui social network. Giusto per capire, vi posto uno dei fotomontaggi più divertenti che girano su Facebook:

Su twitter si è subito diffuso l’hashtag “boicottobarilla”. Nel frattempo i competitor hanno preso la palla al balzo per dimostrarsi “gay friendly” e strizzare l’occhio a un target che resiste alla crisi e il cui potere d’acquisto è in continua espansione. Eccovi alcune delle campagne lanciate da altri produttori di pasta:

https://3.bp.blogspot.com/-8CkJB3SsLjI/Uka_Mj_YmmI/AAAAAAAACZA/VCmbnVuhCyI/s1600/1375902_10151599694512610_2047963260_n.jpg

risposte a barilla pastificio dei campi

In Italia i gay spendono ogni anno 20 miliardi di euro. A livello mondiale il dato sale a un triliardo di dollari. L’8% della popolazione appartiene alla comunità LGBT e buona parte di queste persone è definibile high-spender (alto-spendente). Non c’è da sorprendersi se il gay market fa gola a tantissime aziende. Ma al di là di queste considerazioni di natura economica, le aziende che fanno comunicazione (e gli imprenditori che comunicano) devono ricordarsi che qualsiasi loro messaggio che passa attraverso i media, dalla pubblicità alle interviste, contribuisce a creare la cultura della comunità. Escludere i gay o, peggio ancora, offenderli, è una questione etica e non solo economica. I brand contemporanei che vorranno diventare anche i brand del futuro, sopravviveranno solo se avranno dei valori etici compatibili con la società del futuro. La tolleranza è il primo di questi.