“La pubblicità con le affissioni è morta”: quante volte lo avete sentito dire? Ma è davvero così?
Si, è vero che online e sui social si possono fare profilazioni più efficaci.
Certo, la pubblicità sul web può avere costi anche molto contenuti.
Ovvio, i risultati delle sponsorizzazioni “digitali” sono decisamente più misurabili, ma il classico, rassicurante, efficace “6X3” può, ancora oggi, fare egregiamente il suo dovere. E anche molto di più.
Per Tomarchio, storico brand di pasticceria che, in Sicilia e in particolar modo nel catanese, non ha bisogno di presentazioni, abbiamo realizzato una campagna che è riuscita a fare il salto dall’offline all’online (quando, tendenzialmente, si prova a fare il contrario). L’obiettivo era quello di comunicare le quattro varianti della classica tortina, un caposaldo delle colazioni siciliane da generazioni che, nel corso degli anni, si è “moltiplicata” in nuove golose versioni.
La campagna che è venuta fuori si poggia interamente sulla sua headline che riprende un tipico e irriverente modo di dire catanese e lo mette a supporto dell’obiettivo: “Timmucchi quattru” (letteralmente, “te ne mangi quattro”, ma – manco a dirlo – il retrotesto è molto più ricco).
- Abbiamo puntato sul legame tra Tomarchio e il suo territorio, fortissimo, parlando la lingua che i clienti conoscono bene.
- Abbiamo utilizzato un tono di voce ironico che, da anni ormai, caratterizza Tomarchio sui social (un lavoro questo che ha richiesto costanza e pazienza ma che oggi è fortemente identitario nella comunicazione del brand).
- Abbiamo “smorzato i toni” della campagna in dialetto facendo diventare il messaggio un lemma da dizionario (il siciliano viene riconosciuto così quasi scientificamente nella sua ricchezza stilistica) e inserendo una semplice frase – “Parla come mangi, mangia siciliano” – abbiamo chiuso il cerchio.
La campagna, prima ancora di essere rilanciata sui social e ottenere un incredibile numero di interazioni e condivisioni, ha “invaso” spontaneamente la rete attraverso le foto dei cittadini. In un solo weekend sono arrivate tantissime immagini di chi, in auto o a piedi, ha scattato una foto del cartellone e lo ha condiviso sui propri profili o in gruppi specializzati. Fan page dedicate alla comunicazione e professionisti hanno fatto diventare la campagna un case study creando dibattito e conversazione intorno al brand. E il tutto con un “cartellone”, una parola vintage che – in questo caso – fa rima con la più contemporanea “engagement”.